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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Amministratore (del 05/08/2008 @ 08:46:52, in Menifestazioni ed eventi, linkato 1349 volte)
11 cime del Sebino si accendono per “The Sad Smoky Mountains”
L’iniziativa internazionale abbracciata da Legambiente Alto Sebino in segno di solidarietà al popolo tibetano” ” Venerdì 8 agosto le cime delle Orobie Orientali si accenderanno di rosso.” L’iniziativa è promossa da Legambiente Alto Sebino e si svolge nell’ambito della manifestazione internazionale “Sad Smoky Mountains” (“tristi montagne fumanti”) promossa in tutto il mondo in occasione delle Olimpiadi di Pechino in segno di solidarietà al popolo tibetano.” La proposta è di salire contemporaneamente, montagne, grattacieli e monumenti e accendere sulle loro cime un fumogeno di colore rosso.” Alla manifestazione aderiscono tutte le montagne simbolo dell'alpinismo, tra cui Monte Bianco, Monte Rosa, Cervino e Monviso, per un totale di circa 90 cime in Italia ed altre 180 nel mondo.” Legambiente Alto Sebino ha deciso di abbracciare il progetto salendo con l’aiuto di numerosi alpinisti di Castro, Lovere, della Val Borlezza e della Val di Scalve ben 11 cime per manifestare in silenzio e pacificamente la propria protesta contro la repressione in Tibet da parte del regime cinese. le cime che verranno coordinate sono: COLOMBINA (mt 1459, referente Massimo Rota del Circolo culturale tre Torri) TRENTAPASSI (mt 1248, referente Max Barro di Legambiente Alto Sebino) PRESOLANA OCCIDENTALE (mt 2556, referente Ruggero Andreoli delle guide Alpine Seb-1) PIZZO FORMICO (mt 1636, referente Davide Sapienza) PRESOLANA CENTRALE (mt 2521, referente Jurij Bonomo) PIZZO TORNELLO (mt 2687, referente Rosa Arrigoni, Oreste e Tonino Arrigoni) MONTE FERRANTE (mt 2430, referente Pablo Ayala rifugista dell’Albani) MONTE SASNA (mt 2229, referente Antonella Pusceddu) CIMON DELLA BAGOZZA (mt 2409, referente Silvio Visini Rifugista al Rif. Cimon della Bagozza) PIZZO CAMINO (mt 2492, referente CAI Val di Scalve CIMA PARE' (mt 1642, referente Fabrizio e Manuela ). All’iniziativa si può partecipare liberamente senza necessità di iscrizione. Per tutti gli alpinisti aderenti l’appuntamento è per le 12.30 di venerdì in vetta. Alle 13 è prevista l’accensione delle boette fumogene. «A 60 anni esatti dalla stesura della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, la repressione in Tibet durante un evento di portata globale quali le Olimpiadi è divenuta il simbolo del fallimento e del tradimento dei governi mondiali: i princìpi allora ratificati sono stati e continuano ad essere, più o meno diplomaticamente, rinnegati. In occasione della manifestazione le montagne e i punti più alti delle città si accenderanno di fumogeni rossi a testimoniare la solidarietà al popolo tibetano. Un’iniziativa sportiva che vuole ristabilire idealmente la necessaria alleanza tra l’uomo e l’ambiente, tra l’uomo e i suoi simili». Per maggiori informazioni: Max Barro c. 335 5450510 - www.sadsmokymountains.net IL SOCCORSO ALPINO ED IL 118 SONO STATI AVVISATI IN MODO TALE DA EVITARE INUTILI ALARMISMI DA PARTE DI PERSONE CHE NON SONO A CONOSCENZA DELLA MANIFESTAZIONE
Di Amministratore (del 01/08/2008 @ 16:09:56, in Discorsi 'speciali ' sulle politiche ambientali, linkato 1447 volte)
Una brezza fresca e continua ci ha sospinto a ovest per 19 giorni di cammino sul litorale ligure. Ci siamo inoltrati nel paesaggio esercitando l’unica attività possibile per stabilire con il paesaggio stesso un rapporto di nuda relazione.
Abbiamo riempito le nostre giornate di passi, di sguardi attenti, di incontri. Siamo stati dei “conquistatori dell’inutile” a tempo pieno. L’inutile è diventato per noi ogni giorno più utile, perché gli sguardi sui paesaggi hanno nutrito la nostra vita e la nostra anima. Abbiamo cercato insistentemente l’anima del paesaggio. Ci siamo chiesti se c’è ancora un rapporto di conoscenza e d’amore fra le persone e i luoghi che abitano. A vedere com’è ridotta buona parte del fronte mare della Liguria, sembrerebbe proprio che un rapporto millenario si sia spezzato; che i residenti - sono loro che ci interessano più che i turisti - non abbiano più nel paesaggio un prolungamento della loro casa ma tanti non-luoghi, spazi anonimi, senz’anima. Quale futuro se il paesaggio non è più riconoscibile, se il passato è stato annientato dal cemento, dai progetti di waterfront, dalla realizzazione di nuovi porticcioli turistici, dalla progressiva sottrazione degli spazi pubblici con il prevalente intento di far soldi? Siamo partiti da Carrara consapevoli che giorno dopo giorno non avremmo contributo all’innalzamento del pil, ma di certo avremmo fatto salire la qualità della nostra vita e della vita di tutti quelli che hanno raccolto il nostro invito a unirsi. Abbiamo dato 56 appuntamenti in altrettante stazioni ferroviarie fra Carrara e Ventimiglia, e abbiamo accolto decine di persone disposte a condividere con noi la spietata durezza di un paesaggio che il più delle volte è stato sottratto alla natura e all’uomo per essere consegnato nelle mani e nelle banche degli speculatori. Svenduto, regalato, fatto a pezzi, il litorale della Liguria non è più dei liguri. Gli amministratori solo eccezionalmente lo amministrano per il bene comune, il più delle volte sono solo strumenti funzionali agli interessi di individui e società che sono tanto più potenti quanto più sono poveri e privi di fantasia e di lungimiranza. Un’eccezione? Ci può essere bello nel nuovo? Sì, ci può e ci dovrebbe sempre essere. L’uso ciclopedonale della ex linea ferroviaria arretrata nel ponente ligure ci è parso un esempio che va in questa direzione. Poche decine di chilometri già ne fanno la pista per il turismo lento più lunga del Mediterraneo. E questo ci fa capire che i nostri mali sono comuni a quelli degli altri paesi del ricco occidente. Il nostro viaggio genera un progetto ancora più grande: un Sentiero Mare da un capo all’altro della Liguria, da Bocca di Magra ai Balzi Rossi di Ventimiglia. Un sentiero di oltre 400 chilometri che, se e quando arriverà, darà una nuova immagine turistica a questa regione e costituirà un forte richiamo per attraversare la Liguria a 3 chilometri l’ora dall’autunno all’inverno, alla primavera. Un progetto che non toglie niente al turismo della tintarella e che aggiunge semmai la Liguria autentica, fatta di valli strette, di silenzio, di faticosa agricoltura, di borghi dalle case rosse e di antiche vie romane. Camminando abbiamo rafforzato la convinzione che conoscenza significa appartenenza, e appartenenza vuol dire opposizione ai progetti insensati. Abbiamo eletto Vado Ligure a luogo esemplare, perché racchiude i problemi più drammatici e l’opposizione che più ci piace. Una centrale a carbone fra le case che uccide e un incombente e drammatico progetto di piattaforma per container grande come 36 campi di calcio di serie A, che toglierebbe ai vadesi quel po’ di mare che a loro resta e a cui sembra non abbiano più diritto. Nonostante una consultazione popolare abbia bocciato il folle progetto della piattaforma Maersk, pare che l’ennesimo dramma si consumerà. I vadesi però ci sono ancora e ci hanno mostrato la loro appartenenza e la loro determinazione e al contempo la gioia e l’energia positiva per una protesta che andrà avanti. Si può combattere col sorriso sulle labbra e forse si ottengono i risultati migliori. Abbiamo vissuto in strada, attraversando palmo a palmo lo spazio unico e fragile dove due mondi s’incontrano. La terra e il mare. Una terra che non è più terra naturale ma la somma di oltre mezzo secolo di lavori in corso e perciò di un continuo e progressivo processo di artificializzazione. Lasciando il mare e salendo le crose fra le terrazze a vite e ulivo, sfiorando muri a secco e incontrando anziani contadini con la zappa in mano, abbiamo ritrovato la Liguria, quella ripida della prima collina. Quel paesaggio che ha generato il carattere dei liguri, chiuso, diffidente, ostile, scontroso. Abbiamo visto dall’alto i colori del mare, quelli che Claude Monet scopriva dalla collina di Bordighera. Quelli che, quando sono autentici, hanno il turchese e il fondo scuro della Posidonia. A questa pianta endemica del Mediterraneo, che esercita un’azione di protezione della linea di costa dall’erosione, problema drammatico del litorale ligure, dedichiamo il nostro cammino. La Posidonia è un bioindicatore della qualità delle acque marine costiere. C’e’ ancora, la natura resiste, continua a nutrirci e a sostenerci. Nonostante tutto. Riccardo Carnovalini Pagine:
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